Primo maggio nel Borgo dei borghi

Redazione

Editoriale

Primo maggio nel Borgo dei borghi
Tra entusiasmo e ipocrisia. Uno spunto di riflessione per tutte le Madonie

18 Gennaio 2016 - 00:00

Premessa necessaria, ma non sufficiente, di questo editoriale è l’art. 36 della Costituzione, giova a tutti ricordare il suo contenuto:

« Art. 36 – Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa.

La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.

Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi. »

Un minuto di riflessione, e di silenzio, per il defunto buono proposito.

Ora, terminato il primo maggio, con il suo concertone, le sue bandiere, il solito codazzo di polemiche e le sempre meno credibili rivendicazioni dei leader sindacali, più o meno pronti a fare il consueto salto della staccionata e vestire i più comodi panni di parlamentari, proviamo a fare una considerazione a mente serena, spostando il campo di argomentazioni dal livello nazionale a quello locale. A spronarci, in questo tipo di ragionamento, come spesso accade nel mondo del giornalismo 2.0,  lo spunto di riflessione di una nostra lettrice, gangitana d.o.c. 

 Ecco un estratto del commento di  Giusi Notararigo

Nel borgo dei borghi contano i numeri. Giusto. Allora mi chiedo: qual è numero di disoccupati a Gangi? Quanti e quante hanno perso il lavoro in questi anni? Vorrei aprire un sondaggio. Mi piacerebbe capire, a ridosso dell'uno maggio, quanti, nel nostro amato paesello, hanno potuto festeggiare la festa dei lavoratori! Chi ha ancora la “fortuna” di conservare un posticino e chi invece si ritrova nella disperata condizione di elemosinare un impiego temporaneo, magari al politico di turno. Vorrei capire quanti ancora “lavorano” per 100, 200 euro al mese, perchè tanto l'andazzo è quello e non puoi chiedere di più (neanche il minimo sindacabile), che se non lo fai tu, c'è qualche altro disperato che lo fa al posto tuo! Vorrei capire, allora, quand'è che non si tratta più di lavoro, ma piuttosto di sfruttamento … Poi, magari, c'è qualcuno che ha il coraggio di dire che il lavoro c'è, ma nessuno vuole sporcarsi le mani… Vorrei capire chi è rimasto, e in che condizioni, e chi è partito, con quale animo e perchè. Vorrei sapere come si può essere orgogliosi e fieri di uno scheletro che ha perso la sua anima, o che ha un'anima malata, quasi in fin di vita. Gangi sta morendo, di una malattia lenta ed atroce…la povertà travestita da ipocrisia. Gangi è povero perchè privo della sua essenza più vera: le sue donne ed i suoi uomini; perchè privo di ciò che nobilita l'uomo: il lavoro; perchè preferisce nascondersi dietro le apparenze ed appassire nell'indifferenza e nella rassegnazione, piuttosto che risvegliarsi e lottare dignitosamente. ‪#‎siabbiailcoraggiodidirelaverità!

Provando a superare per un attimo il clima di entusiasmo che aleggia in paese dopo la consacrazione a “Borgo più bello d’Italia”, la nostra lettrice, che ringraziamo  per averci offerto questo spunto, squarcia il velo dell’ipocrisia, girando il dito sulla piaga della disoccupazione e dello sfruttamento dei lavoratori. Un ragionamento che parte da Gangi ma che potrebbe essere tranquillamente esteso a tutto il comprensorio madonita ed imerese, dove però (ed è questo un punto da non sottovalutare) pare si riesca meglio a guardare in faccia alla realtà. In conclusione ci pare opportuno ricordare che prendere coscienza dei propri problemi è il primo passo verso la loro soluzione.  

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