Si fa sempre più fitto il mistero dei tesori del Monastero di Santa Caterina. Dopo la sua chiusura, a seguito del trasferimento ad Alcamo dell’ultima religiosa che lo abitava, l’antico e bellissimo monastero è diventato il simbolo di una battaglia culturale che vede contrapposta la quasi totalità della popolazione geracese alla curia locale. Oggetto del contendere i “tesori” raccolti in secoli di donazioni che, pare, siano “scomparsi” dal monastero.
“C'era una volta a Geraci il Monastero delle Benedettine, monache di clausura, conosciute in tutta la Sicilia negli ambienti parrocchiali, vescovili, e religiosi Non c'era visitatore di tale contesto culturale che, giungendo nel nostro paese, non facesse un salto, quasi devozionale, dalle nostre Monache, a Piazza San Giuliano” scrive il preside Pietro Attinasi, principale animatore della battaglia per la restituzioni del “tesoro”.
“Adesso il Monastero è chiuso. E molti di noi geracesi, per non dire tutti, credenti e non credenti, abitanti ed emigrati, religiosi e laici, cristiani, cattolici e/o semplici cittadini, vogliamo saperne di più dei beni materiali e immateriali, degli arredi, delle opere d'arte, delle tovaglie e della biancheria sacra, degli appartamenti e delle celle delle suore – continua Attinasi – Consideriamo tutti i suddetti beni come nostro “BENE COMUNE”, per il loro valore sociale, storico, culturale, emotivo, collante della nostra memoria educativa e della nostra identità comunitaria, cittadina e religiosa, se non altro per il fatto che essi sono stati raccolti e accumulati in secoli di presenza del Monastero di clausura nel nostro Comune. Ed è per questo motivo, che, in quanto geracesi, residenti o emigrati, riteniamo di avere il diritto di sapere, se davvero come pare non tutti sono più qua, dove è andato a finire tale nostro bene comune. E chiediamo in ogni caso che quel che manca sia riportato e che tutto rimanga per sempre a Geraci. Abbiamo il diritto di sapere, in primo luogo dal Parroco don Francesco Sapuppo; ma più che da lui soprattutto dal nostro Vescovo Vincenzo Manzella, nonché dall'Arcivescovo di Palermo mons. Corrado Lorefice, dal Dirigente della Regione Siciliana Pennino. Ci dicano dunque con trasparenza! E intanto ci auguriamo che il Parroco ci conceda il Salone Parrocchiale per tenervi la riunione di costituzione del Comitato Popolare
Per tutta risposta domenica 12 giugno un elenco delle circa mille firme raccolte dai promotori della petizione, che si può sottoscrivere anche vi internet sul portale Change.org (clicca qui), è stato affisso nel lato interno del portone d’ingresso della Chiesa. Un gesto che in molti hanno interpretato come una sorta di lista di proscrizione e che ha scatenato un’accesa polemica ancora lontana dal sopirsi.