Da Verre al Petrolchimico, passando per la Fiat. La storia millenaria dei predatori di Sicilia  

Gabriele Scavuzzo

Editoriale

Da Verre al Petrolchimico, passando per la Fiat. La storia millenaria dei predatori di Sicilia  
E chi fa? Rubrica domenicale di Gabriele Scavuzzo

18 Gennaio 2016 - 00:00

Circa intorno al 70 A.C. il governatore della Sicilia, Gaio Licino Verre, venne accusato da Cicerone di estorsione, rapina, intimidazione, furto, vessazione nei confronti della terra amministrata, l’isola Siciliana: terra piena di arte, storia e bellezze di ogni genere.

In particolar modo venne contestato all’amministratore dell’Impero Romano il reato, ormai comune alle cronache odierne, di concussione. A questo proposito, proprio l’etimologia della parola riferita a quella tipologia di reato (si aggiungerebbe non a caso di origine latina), deriva dalla lingua antica Romana e significa concutere, vale a dire scuotere l’albero per far cadere i frutti.

A Verre veniva mossa l’accusa di essere stato l’artefice di una vera e propria opera di depredazione paesaggistica e materiale di una delle terre più ricche per bagaglio estetico, artistico e materiale, in quel periodo storico particolare dell’Impero Romano.

Oggi, più di 2000 anni dopo, passando per l’A 19 Palermo-Catania, tra il casello autostradale di Buonfornello e Termini Imerese, quell’etimologia del termine concussione (scuotere l’albero per far cadere i frutti) risuona nelle menti di quei Siciliani che percorrono quel tratto.

Quando si osserva la ribattezzata “Zona Industriale” di Termini Imerese, la sensazione che provoca vedere quel tratto di Lungomare pieno di baracche abbandonate, della Fiat chiusa e di ogni sorta di costruzione selvaggia lasciata alla normale erosione degli agenti atmosferici, è proprio quella di saccheggio, desolazione e abbandono.

Ci si chiede cosa sarebbe oggi quella parte splendida di costa marina, se gli amministratori del tempo non si fossero comportati come Verre, regalando alla Fiat e ad altre imprese di carattere industriale quel tratto di territorio costiero; cosa sarebbe accaduto all’economia madonita, e non solo, se si fosse organizzato un piano, anch’esso “industriale”, di bonifica e sviluppo alla stregua di quello che è accaduto nelle coste Romagnole.

Oggi più che mai, con le notizie che arrivano da Gela, riguardo ad imprese multinazionali le quali, dopo aver depredato un’altra parte della nostra terra e aver costretto migliaia di residenti a respirare aria contaminata, pensano di poter togliere il disturbo e andare via, noi Siciliani ci chiediamo chi è stato il Verre qualche decennio fa.

Oggi, con “mamma Regione” ormai sul lastrico, costretta a pagare, a livello finanziario ed economico, una gestione depredatoria del denaro pubblico, noi Siciliani dobbiamo chiederci se mai saremo in grado, finalmente, di riappropriarci della nostra Terra, di sviluppare un movimento di riscatto storico, culturale ed economico indipendente dai tanti Verre che ci hanno depredato e sfruttato, costruendo la loro ricchezza, il loro consenso politico sul nostro stato di subalterni e di sfruttati.

Oggi, più che mai, ci chiediamo se saremo finalmente in grado di emanciparci dallo stato di cose che ci circonda, di chiamare “diritto” quello che quello che ci hanno abituato a considerare un favore.

Mentre Verre continua a depredare, sfruttare e scappare, la speranza è che noi Siciliani, quasi sempre diventati complici di quel sistema, possiamo riscattare quel passato e riappropriarci della nostra splendida Terra, al fine di raccogliere quei frutti che qualcuno ha fatto cadere dall’albero.

Ci vediamo ogni Domenica nella rubrica di Madoniepress “E chi fa???”. Per precisazioni, commenti, spunti e altro, scrivere a gabrielescavuzzo@libero.it.

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