Caro Biagio, questa è Gerusalemme

Redazione

Editoriale

Caro Biagio, questa è Gerusalemme
La lettera di Don Giuseppe Amato a Biagio Conte

18 Gennaio 2016 - 00:00

Cari lettori,

vi proponiamo, in questo nuovo redazionale, di leggere la lettera che Don Giuseppe Amato, parroco di San Mauro Castelverde, ha indirizzato a Biagio Conte dopo il suo annuncio di voler lasciare la città perché stanco di lavorare in mezzo all’indifferenza di una realtà che, ieri come oggi, ammazza – nel corpo o nello spirito – i suoi figli migliori.  Non una lettera o un messaggio come tanti ne stanno arrivando ma una parola che viene dallo Spirito, una lettura della realtà con la chiave del trascendente. Don Giuseppe propone a fratel Biagio – e a tutti noi – una chiave di lettura della nostra comunità (in)civile come la Gerusalemme, città degli scribi e dei farisei, dei sommi sacerdoti e dei dottori della legge, ma è anche la città delle vedove, delle prostitute, dei poveri e dei lebbrosi  che “passeranno avanti nel regno dei cieli”. Una messaggio di speranza, prima ancora che di fede, che si fa spinta civica prima ancora che lettura di fede.  Righe da leggere, rivolte a credenti e non… per sperare in uomini migliori, semplicemente.

Roberto Quattrocchi e Michele Ferraro

 

Caro Biagio, questa è Gerusalemme!

Caro fratel Biagio,

ho letto il tuo grido e la tua rassegnazione di fronte all’indifferenza delle Istituzioni nei confronti della Missione. Oggi purtroppo viviamo in un mondo dalla coscienza assopita e dal dio denaro che ha preso il posto dei valori veri, dei rapporti sinceri e umani che dovrebbero essere la linfa vitale di questo stesso mondo.

È vero siamo soli! Spesso suppliamo  alle deficienze dello Stato nei confronti dei poveri, dei bisognosi, dei disoccupati e degli immigrati. Le nostre Caritas sono sempre più piene di gente che non riesce a comprare lo stretto necessario per vivere  e per mangiare, alle nostre porte bussano continuamente padri di famiglia che nel segreto della notte o delle ore più calde del giorno chiedono con dignità un offerta per pagare le utenze casalinghe.

Tutto ciò è aggravato dall’indifferenza non solo delle Istituzioni, anch’esse martoriate da pastoie burocratiche o in nome di una spending review dissennata e senza criteri umani e sociali, ma anche delle nostre comunità cristiane che si affannano a metter da parte quattrini per le feste religiose che vanno sistematicamente in fumo nei fuochi d’artificio o nella ricerca del cantante di moda, senza lasciare il minimo segno del messaggio evangelico che, invece, dovrebbe costituirne il cuore ed essere motore di conversione dei nostri fedeli.

Caro Biagio, questa è Gerusalemme, città degli scribi e dei farisei, dei sommi sacerdoti e dei dottori della legge, ma è anche la città delle vedove, delle prostitute, dei poveri e dei lebbrosi  che “passeranno avanti nel regno dei cieli”.

Gerusalemme è la città dove Cristo ha deciso di piantare la Croce: “scandalo e stoltezza”, in mezzo all’indifferenza e all’ipocrisia, in mezzo a coloro che gridano: “Mio Dio, mio Dio perché mi hai abbandonato?”.

Palermo, le città in cui viviamo sono la nostra Gerusalemme, e lì dobbiamo continuare a tenere alta la Croce di Cristo, nella consapevolezza che “Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”.

Non possiamo fuggire di fronte all’indifferenza, alle prevaricazioni, ma dobbiamo continuare a lottare confidando sempre nella Provvidenza e nel sostegno di Dio che è la nostra sola forza.

Non ti arrendere, non perdere la fiducia che i cuori induriti possano cambiare, ma nello stesso tempo non smettere mai di gridare e di essere segno di contraddizione e pietra di inciampo per le coscienze dei potenti e dei benpensanti.

Le nostre Comunità, i nostri fedeli ti guardano con ammirazione e, anche se in tempi difficili, non ti faremo mancare il nostro sostegno nella preghiera e nella carità come sempre.

Confidando sempre nel Signore nostra unica forza e sostegno ti abbraccio.

 

Don Giuseppe Amato, San Mauro Castelverde 4 settembre 2014

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                       

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