“La buona notizia e' che l'articolo 37 dello Statuto si incomincia ad applicare in Sicilia e non era un bufala come dicevano i nostri oppositori politici. D'altra parte abbiamo lavorato in questi anni e ora si vedono i frutti”. Cosi' il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, a Palazzo d'Orleans, commentando la deliberazione dell'Agenzia delle Entrate che oggi ha dato il via libera all'attuazione dell'articolo 37 dello statuto autonomistico siciliano, secondo cui la tasse versate dalle imprese per attivita' svolte in Sicilia, anche nel caso la sede aziendale non sia nell'Isola, devono andare nelle casse della Regione.
“Chiaramente -ha proseguito- quest'anno i fondi disponibili saranno solo 49 milioni di euro, pero' ci interessa che venga introdotto il principio. Man mano negozieremo nuove risorse e quelle risorse sono destinate ad incrementarsi automaticamente.
E' una autentica svolta, un vecchio sogno degli autonomisti siciliani che con il governo Lombardo e l’apporto determinato dell’allora assessore Gaetano Armao, avviarono un percorso che oggi arriva a compimento. Ciò che più conta in questa storica apertura da parte del governo è che è stato finalmente riaffermato un principio costituzionale che per lunghi anni era rimasto lettera morta. Crocetta parla di regalo ma in realtà sarebbe meglio parlare di un tardivo risarcimento alla Sicilia che si Crocetta parla di regalo ma in realtà sarebbe meglio parlare di un tardivo risarcimento alla Sicilia che si accinge a celebrare l'anniversario dell'autonomia della Regione, in programma proprio domani (15 maggio). Il fatto poi che questa apertura arrivi nei giorni in cui viene finalmente rimesso in discussione il ruolo, costituzionalmente abusivo, del commissario dello Stato, lascia ben sperare per una nuova primavera dello Statuto Siciliano.
Cosa cambia:L’Agenzia delle entrate, con la deliberazione E/50 ha istituito il codice tributo dovuto alla Sicilia. E’ l’ultimo passo dell’attesa attuazione dell’articolo 37 dello statuto autonomistico siciliano che giunge 68 anni dopo l’entrata in vigore dello stesso Statuto avvenuta il 15 maggio del 1946. Con questa riforma le imprese che hanno sede legale in una qualsiasi città italiana ma stabilimenti produttivi in Sicilia dovranno versare alla Regione siciliana una parte dell’Ires e una parte dell’Irpef ovvero la quota che fa riferimento al reddito realizzato dagli stabilimenti che hanno sede in Sicilia. (Per fare un esempio lo stabilimento Fiat che produceva, ed inquinava, a Termini Imerese, per decenni ha versato le tasse in Piemonte, là dove il colosso aveva sede legale, peccato che questa apertura sia arrivata ora che lo stabilimento imerese è desolatamente chiuso, rimane invece il successo per le aree del petrolchimico, le raffinerie finalmente verseranno le imposte anche là dove per anni hanno inquinato e continuano ad inquinare)
Quanto guadagneranno le casse regionali: i conti li fa il Sole 24 ore ma neanche il più importante giornale economico italiano riesce a venirne a capo. 8 miliardi l’anno secondo una recente dichiarazione del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, 200 milioni per il 2014 secondo le stime che l’ex assessore regionale all’economia Luca Bianchi mise nero su bianco in sede di bilancio di previsione, mentre 800 milioni di euro era la quantificazione degli uffici regionali nel 2005. Quest’ultima è la stima più accreditata e, forse, a questa voleva riferirsi Ardizzone, ma la crisi di questi anni l’ha certamente almeno dimezzata..