“La convocazione al Ministero dello Sviluppo Economico del tavolo sulla Blutec di Termini Imerese per il 5 marzo, a cui parteciperanno il Ministero del Lavoro, Invitalia, l’azienda e le organizzazioni sindacali, è l’ennesima dimostrazione della pronta risposta dell’attenzione che il Governo Conte ha per i lavoratori di Termini Imerese. Il tavolo, servirà a verificare le tempistiche, concordate in sede di tavolo ministeriale del 19 dicembre 2018, l’avanzamento e la ripresa delle produzioni, nonché la sottoscrizione degli accordi e dei contratti menzionati in precedenza dall’azienda e la programmazione del progressivo riassorbimento delle unità lavorative”. A darne notizia sono i portavoce del Movimento 5 Stelle Luigi Sunseri (Ars), Antonella Campagna e Loredana Russo (Senato) e Maria Terranova (Consiglio Comunale Termini Imerese).
“Il governo nazionale – spiegano – ha dato seguito a quanto effettivamente annunciato dal Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio davanti ai cancelli della Blutec le scorse settimane, avendo peraltro già dato l’avvio all’esame congiunto per la cassa integrazione e firmato il 7 gennaio scorso in sede di Ministero del Lavoro l’accordo per il rinnovo della cassa integrazione, ora al vaglio degli ispettori e dei tecnici del Ministero che, come da procedura e da tempistiche, in questi casi stanno procedendo con le relative verifiche, essendo risorse pubbliche che vengono erogate sotto vincoli ben determinati”.
“Morale – sottolineano i portavoce M5S – la parte politica del Mise e del Ministero del lavoro ha avviato l’iter per la cassa integrazione firmando l’accordo in sede ministeriale. Una procedura che prevede una serie di passaggi tecnici e il coinvolgimento anche di organismi giudiziari, con tempistiche ben definite che i sindacati conoscono benissimo. Ci sorprende pertanto l’accanimento con il quale taluni rappresentanti sindacali, unitamente ad alcuni esponenti di partito, si siano scagliati contro l’unico Governo che ha dato una risposta immediata alle macerie lasciate dalla politica e da un’azienda che di fatto non sta producendo nulla”, concludono.
La pensano diversamente i sindaci che non hanno mai creduto alle parole del vicepremier Di Maio, annunciando un presidio fisso a Roma.